La verde Estate

03/09/2019 Esercizi di scrittura

 

Lone è una ragazza danese, 18 anni, bionda, molto carina, vive con sua madre che lavora per sei mesi in Italia presso una rinomata casa editrice, dove si occupa di libri e autori, scopre talenti, organizza eventi legati al mondo dell'editoria.

Come ogni anno, nel mese di agosto si riunisce con lei rientrando dalla Danimarca, dove studia, nella piccola casa ereditata dalla nonna, lei sì italiana.

Affacciata sul mare, tra alberi di ulivo, tentacolari agavi giganti, sbuffi di lavanda e timo, ciuffi di capperi insinuati tra le pietre dei muretti a secco, cotti dal sole, nel profumo di elicriso. Una piccola veranda in legno, tetto in tegole di cotto, vista a picco sul blu, di fronte una piccola isola, selvaggia, ricoperta di verde e roccia, sulla sommità un'antica torre circolare di guardia in pietra, o meglio quel che ne resta e più in basso una chiesetta, ormai diroccata.

E' sera, il sole sta scendendo lentamente all'orizzonte, lasciando la sua scia dorata che taglia in due la tavola azzurra, Lone e sua madre sono fuori in veranda ipnotizzate dallo spettacolo.

Bellissimo, ogni volta rimango incantata, è la bellezza che si rinnova agli occhi, non mi stuferò mai di vedere tutto questo.

Eh sì tesoro, hai ragione, l'ennesima dimostrazione di quanto siamo piccoli di fronte al manifestarsi degli eventi naturali...lo stupore è continuo. Allora, che mi racconti? Gli esami sono andati bene mi dicevi, per l'università che hai deciso?

Si mà, la scuola ok, ho preso un eccellente voto, per l'uni ho scelto di iscrivermi a biologia marina, come sai amo il mare e tutti gli esseri viventi del suo ecosistema. Quanto è scomoda questa sedia, scricchiola tutta, la nonna non l'ha mai fatta riparare, cadrà in pezzi e ci picchierò il sedere.

Aspetta, ricordo di aver lasciato in soffitta la sdraio in tela rossa, che ho acquistato l'estate scorsa, sali a prenderla, con quella starai sicuramente molto più comoda.

Vado mà.

Lone sale per la stretta scala in legno che conduce nel sottotetto, tavole lignee che flettono sotto i suoi piedi, app torcia dello smartphone attiva per fare luce, rischiara una montagna di oggetti accatastati a caso, vecchi libri, una culla a dondolo, un comodino scassato, stampe in bianco e nero, tanta polvere, ricordi della nonna, un tuffo nel passato.

E questo cos'è?

Lo sguardo di Lone è attirato da un baule di colore verde, seminascosto dall'oscurità, chiuso da un lucchetto.

Che ci sarà dentro? Devo aprirlo se no stanotte non ci dormo, maledetta la mia curiosità patologica. Trovato, un vecchio martello dovrebbe far saltare la serratura, pam, pam, pam.

Lone, che combini lì sopra?

Niente mà, ho trovato una cosa.

Fatto, vediamo che contiene, e questo che cavolo è?

Lone tiene in mano una specie di imbuto di colore ottone, poi sul fondo si trovano anche una cassetta in legno, una manovella e una pila di dischi.

Wow, musica, sicuramente molto vecchia ma pur sempre musica.

Lone, scendi!

Ok, arrivo, ho trovato anche la sdraio.

Prima di addormentarsi Lone, incuriosita dalla scoperta, naviga con il cellulare e guardando un filmato su you tube, scopre che l'oggetto, che ha scoperto, si chiama grammofono, originario della fine del 1800, inventato da Thomas Edison, sì quello della luce elettrica.

Interessante, domani con il chiarore del giorno risalgo e vedo se riesco farlo funzionare.

Dopo la colazione insieme, la madre di Lone si reca al lavoro, un importante scrittore presenta il suo ultimo libro e ne leggerà alcune pagine nella caratteristica piazza del paese, dovrà condurre il dibattito che seguirà.

Mi raccomando tesoro, non combinare disastri, non dare fuoco alla casa, te ne sarei grata, in frigo c'è dell’ insalata di riso, ci vediamo stasera.

Ma dai mà, grazie della fiducia.

Lo sai che scherzo, ti voglio bene.

Lone, la mattina seguente, dopo un giretto intorno alla casa, due carezze al gatto, risale in soffitta.

Dunque vediamo, questa va inserita qui, la tromba qui, dovrebbe partire girando la manovella, si sente un ronzio ma non suona, deve essere rotto, beh ha la sua età dopo tutto. Che scema, devo mettere il disco e posare la puntina. Evvai funziona, musica! Va beh non sono proprio i Muse ma non c'è da pretendere, altra epoca.

Sfogliando i dischi ne nota uno su cui è scritto: "Prendi me".

E tu che hai da essere speciale?

Sentiamo un po'...la la la laaa la ta lala sulla verde isola, che traghettò i due Santi, dalla cima della torre tonda, al calar del sole volgi lo sguardo alla croce, la la la laaa la ta lala il raggio di luce indicherà dove giace il secondo indizio sonoro.

È un indovinello, una specie di caccia al tesoro, che figata!

Quella stessa sera Lone e sua madre, si trovano in veranda a godersi la brezza pulita nell'oro del tramonto, sorseggiando del vino.

Delizioso questo Rossese, com’è trascorsa la giornata?

Ah mà, solito, corsetta, puntata in paese, supermercato, panino a pranzo, poi giù alla spiaggia, sole, nuotate. Mah, tu ne sai niente di un’ isola che si racconta abbia traghettato due Santi?

Che domanda è Lone? Adesso che ci penso però la nonna mi raccontava di una leggenda che narra che l’ isola davanti a noi giunse qui da sola sul mare trasportando due vescovi, uno si stabilì in questi luoghi e divenne il patrono, l’altro proseguì per altri lidi, come mai questa curiosità?

Così, devo averlo letto in qualche libro.

L'isola è sicuramente quella, pensava Lone, aguzzando la vista, da qui si nota la torre di guardia e più in basso tra la vegetazione la chiesa, quindi la croce, ma come ci arrivo là? E soprattutto di sera?

Lone è una ragazza molto curiosa, lo avete già capito, non ama annoiarsi e vede in questa avventura la possibilità di trascorrere il tempo in maniera elettrizzante, come piace a lei.

Trovato, chiederò a Giacomo di aiutarmi.

Chi è Giacomo?

22 anni, vive in paese, dopo il liceo nautico lavora stagionalmente come il pilota di piccoli battelli che trasportano i turisti nei viaggi organizzati lungo il litorale, tra le spiagge più belle, amico di Lone.

Dovrei accompagnarti al tramonto, sull'isola, che tra l'altro è patrimonio protetto, nonché riserva marina, per cui ne è vietato l'approdo, inerpicarci in cima tra le rocce, scalare la torre e guardare in direzione della chiesetta, dove sarebbe nascosto un disco?

Tu sei pazza! Se ci beccano addio licenza!

Ok, nessun problema, non importa chiedo aiuto a qualcun'altro, fifone.

Giacomo, pensando alle parole di Lone se ne sta in silenzio, fissando la scollatura da dove si intravede il seno, fresco e sodo di lei.

Cavoli si è fatta veramente una bella ragazza, se le dico di no mi brucio la possibilità di trascorrere più tempo con lei, e la cosa mi dispiacerebbe molto.

Aspetta, va bene, ci sto, ti aiuto.

Grazie, ma che stai fissando?

Niente.

Scemo.

Arriva il grande giorno, o meglio sera, appuntamento alle 20,30 presso lo scoglio del Gabbiano, di fronte all'isola. Giacomo aspetta Lone nella sua piccola barca a motore, ha con sé delle corde e imbragature per arrampicarsi sulla torre e una rete, se dovessero fermarlo si spaccerà per un pescatore.

Eccoti qua, sei pronto? Hai preso tutto?

Si certo...a tua madre che hai detto?

Che uscivo con i miei amici e che avrei fatto un po' più tardi del solito.

Eh brava, spudorata pure! Si parte tieniti, follia pura!

Non lamentarti sempre, magari troviamo un vero tesoro, che ne sai.

L’ultimo sole illumina il viso di lei, brilla nei suoi occhi, il vento le scompiglia i capelli mentre la barca si avvicina, lentamente, alla riva scoscesa color rame, è ancora più bella.

Dopo aver trovato una caletta che occultasse la barca, aver percorso un ripido sentiero tra sassi e radici nella fitta vegetazione di arbusti spinosi e insetti i due ragazzi giungono alla base della torre di avvistamento.

Salgo io per primo, poi assicuro la corda e ti faccio salire, non è molto alta ma è sicuramente scivolosa, stai attenta a dove metti i piedi.

Ehi! Guarda che un papà ce l’ho già!

Ribatte Lone nascondendo un leggero sorriso, lusingata dalle attenzioni dell’amico.

Dopo numerosi sforzi, abrasioni varie e una gran fatica eccoli in sommità, una vista mozzafiato a perdersi all'infinito.

Che meraviglia, solo questo ripaga il rischio corso per venirci, sta calando il sole, dobbiamo guardare in direzione della chiesetta laggiù, vedo anche casa mia, minuscola.

Il sole al suo calare attraversa una fenditura proiettando la lama di luce verso la croce, sulla bianca parete, come recitava la canzonetta.

Guarda là, sta illuminando quella piccola finestra, scommetto che si trova lì dentro il secondo indizio.

Qui è stato più facile, la chiesa è diroccata, in parte crollata, nessuna scalata, infilando le mani dentro l'apertura Giacomo trova una cassetta di ferro, all'interno un disco, il secondo indizio.

Il rientro sulla terraferma sul mare calmo, avvolti nella magia della notte, una coperta copre i corpi ben stretti, è stato bello, è stata giovane, pulsante vita, che suonerà il disco?    

Allora il disco si mette qui sopra, giro la manovella, metto la puntina eh...la la laaa lala la se la musica ascolti, a metà cammino si è giunti la la laaa lala… nel grande cerro della piazza a cinque punte, tra le sue viscere è quel che cerchi.  

Ci capisci qualcosa tu?

Beh il cerro è una pianta e credo che la piazza a cui si riferisce sia quella principale del paese, come sai ha una disposizione a forma di stella.

E’ vero! Andiamoci subito. Aspettami non correre!  

I due ragazzi giungono nella caratteristica piazza del paese, lastricata in pietra grigia e si mettono a cercare in ogni angolo, nella speranza di trovare qualcosa.

Niente di niente e quel che è peggio non c’è nemmeno il cerro, siamo ad un punto cieco, uffa.

Un signore anziano seduto su una panchina, all’ombra, si gode la scena dei loro movimenti.

Scusate figlioli, che state cercando? Avete perso qualcosa?  

Buongiorno, lei sa per caso se su questa piazza, ci sia stato in passato, un grande albero, un cerro?

Ah ma certo, il vecchio cerro, purtroppo circa 20 anni fa un fulmine lo colpì in pieno nel corso di una burrasca, spaccandolo in due, dandogli pure fuoco, era immenso, aveva più di duecento anni. Il giorno dopo io e altri venimmo qui per farne legna da ardere e ripulire la piazza, fu allora che lo trovai.

Cosà trovò signore, replicò Lone con gli occhi spalancati.

Un disco, stava nella cavità dell’albero all’interno di una cassettina di metallo, rimasi incredulo.

E’ riuscito ad ascoltarlo?

No, no, me ne dimenticai presto, però lo conservo ancora a casa, non ditemi che stavate cercando proprio quello?

Sìììì, esatto, potreste prestarcelo, ho la possibilità di ascoltare la musica che contiene, ve ne saremmo molto grati.

Ma certo, ragazzi, vi aiuto con piacere, la gioventù non va mai intralciata, dovete sempre seguire i vostri sogni, quali essi siano, siete il futuro.  

La la la laaaa la lala e sono tre, l’ultimo indizio sta sotto la giara che si vede dalla finestra la la la laa la non è un disco ma la chiave che muove la pietra natale, che il tutto conclude.  

L’ottima educazione di Lone, la sua sensibilità e bontà d’animo, la inducono a ricambiare il gesto di cortesia da parte del proprietario del disco.

Signore vorremmo ringraziarla per la sua disponibilità, e contraccambiare in qualche modo. Che ne dice se diamo una ripulita al suo giardino e ritinteggiamo la staccionata? Detto fatto tra la commozione dell’uomo e il leggero disappunto di Giacomo, ormai in balia della bella danese.  

Cena a casa di Lone, con mamma e Giacomo.

Che rabbia, siamo quasi in fondo ma non riesco a decifrare l’ultimo brano, ci sono centinaia di finestre da cui si vedono giare. Il classico aglio nel pagliaio.

Ago, non aglio.

Qual è il problema tesoro? Spiegami un po’, forse posso aiutarti.

Dopo aver ascoltato dalla figlia tutta la storia non senza una bella ramanzina circa la bugia inerente il viaggio in barca notturno.

Hai ragione, qui si trovano tantissime finestre e giare, però nel testo si sente la parola natale, vuol dire riferita alle origini, alla nascita. Per cui, immagino, si tratti proprio della grossa giara di terracotta che sta al centro del nostro giardino di casa, che si vede dalla finestra della tua camera.

Mà sei un genio, grande!

Ci è voluto un grande sforzo per spostarla, colma di terra e piante aromatiche, sicuramente lì da tantissimo tempo.

Ecco la chiave! Dovrebbe essere inserita nel foro al centro di questa pietra su cui gravava la grossa giara.

La chiave viene inserita e ciò permette di muovere la pesante lastra.   Guardate un cofanetto.

Dentro un foglio di carta ripiegato su cui c’è scritto:  

Sei alla fine del cammino o del viaggio.

Come vedi, non trovi ne oro ne ricchezze, ma solo queste poche righe.

Spero non prevalga la delusione.

Questa avventura è stata la metafora della vita.

Si nasce, si cresce e si parte, chi per breve, chi per lunga distanza.

Durante questo tempo si gode della bellezza della vita, dell’amore, della natura.

Si scoprono mondi, condividono umanità, sentono profumi.

Si compiono gesti di generosità e altruismo.

Certamente si sbaglia e si soffre anche.

Al termine del lungo viaggio si torna alle origini, nei luoghi dove siamo nati sta il vero tesoro.  

Sei rimasta delusa Lone?

Come posso rimanere delusa, immersa in questo grande spettacolo, è stata una bella avventura da cui ho imparato tanto.

Dalla piccola veranda, il disco d’oro del sole sta per fondersi nel blu profondo del mare, di nuovo.

Nell’aria profumo di lavanda e il frinire delle cicale.

Notte.